Manga o non Manga ?
A distanza di quasi 40 anni ricordiamo l’arrivo (e la produzione) dei fumetti giapponesi in Italia. Non Manga visto che erano prodotto autoctono per riviste che si richiamavano alla TV. Stessa cosa accadde in Francia con riviste di uguale fattura e destinate ad un pubblico simile. Oggi è facile ironizzare e criticare ma era un’era geologica fa.
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Noi li abbiamo fatti. E ne abbiamo fatti molti. Cercavamo, come tutti quelli che li hanno disegnati all’epoca, di imitare lo stile dei cartoons che non è quello dei manga con puntinismo, righettature e ed effetti. Lo stile era molto più vicino alla riduzione a fumetti – nel genere – ai cartoni Hanna e Barbera. Oggi che si ha accesso a tutto con un clik e difficile capire ma in quel 1979 nemmeno si sapeva che esistevano i fumetti in Giappone. Non solo da noi umili maestranze ma pure da editori e produttori TV. Le serie venivano acquistate sul mercato francese e, infatti, c’è il famoso errore di Atlas Ufo Robot. Gli editori volevano solo stampare e tirare su qualche soldo mettendosi in scia della TV. I testi erano molto semplificati dovendo condensare in 4/6 pagine uno spirito di situazione che nell’animazione di sviluppava in 40 episodi da 25 minuti cadauno. Chi disegnava aveva pochissimo accesso a immagini e informazioni. I videoregistratori erano pochi e costavano un occhio, il materiale promozionale praticamente inesistente. Per le serie già in programmazione sulla TV ci si metteva di buon piglio a schizzare davanti allo schermo. Per i personaggi che sarebbero usciti in contemporanea col cartone se si aveva fortuna c’erano due o tre immagini con un testo giapponese e chi commissionava il lavoro dava si e non due parole di spiegazione.
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Quando facemmo Bia, la sfida della magia, le indicazioni furono: è una streghetta e nelle immagini si vede l’orlo delle mutandine. Noi, ripeto, ne abbiamo scritti e disegnati parecchi. Tra questi la Principessa Zaffiro che nemmeno sapevamo cosa trattasse, solo che era una femmina in abiti da maschio e che se scoperta avrebbe perso il trono. Ne facemmo una specie di Iznogoud spostando l’attenzione sui cattivi che diventavano simpatici. Erano gli unici che nella storia si davano da fare. Il re mangiava e dormiva e la principessina si limitava a fare la Star tanto aveva un angioletto che la tirava fuori dai guai. E a distanza di 40 anni quelle nostre storie, rilette oggi, sono (seppur altra cosa) molto più divertenti dell’originale.
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Mettiamoci inoltre che salvo rare eccezioni editori improvvisati pagavano (quando non di davano) poco e male e sempre in ritardo. L’unico che si comportò sempre onestamente fu Gianni Bono.
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In conclusione, ne abbiamo disegnati talmente tanti che, ora che salta fuori dai nostri archivi questa tavola, non sappiamo che diavolo di character fosse.
tratto da: “Memorie dalla cantina a fumetti! ” a cura di Monica Ferrone