Quella mattina a Los Angeles quando…
Questa, come molte altre, sono conversazioni sulle esperienze passate di zio J. raccolte in un periodo particolare.
…
– Dunque era il 1978?
– Sì, doveri controllare tar le cose a casa, ma sono quasi sicuro che l’anno fosse quello.
– Beh, non è importante la data. Cosa facevi a Los Angeles?
– Una specie di vacanza, un amico emigrato voleva consegnare cose personali per la famiglia ma aveva chiesto che qualcuno andasse da lui. Non era Los Angeles città ma il distretto, io stavo a Burbank.
– Come sai meglio di me il distretto e la città di Los Angeles sono enormi per cui ogni giorno riuscivo a vedere una sola cosa. C’erano musei interessanti, e poi gli studios, e tutte quelle cose per turisti. magari pacchiane ma non ti ci puoi sottrarre. Spesso il nostro ospite ci accompagnava qua e la.
Devi sapere che era abbastanza anziano (oddio forse l’età che ho oggi io), era in pensione da non ricordo quale lavoro e per arrotondare (credo che lo facesse anche prima nei week end) faceva l’agente immobiliare. Credo mostrasse case ai possibili acquirenti.
– E questo ti ha portato…
– Sì, una mattina mentre andavamo, forse a San diego o a Disneyland, o chissà dove, si fermo presso l’agenzia con cui collaborava. Sempre curioso della vita americana lo accompagnai.
– Lui sbrigo con la responsabile (credo) alcune cosette. Stavo poco attento e oltretutto non è che capissi tutto del loro inglese. Comunque mentre stavo li a guardarmi in giro entro un uomo, un tipo alto ben piazzato (un cliente?). Saluto e venne ricambiato con calore. Pochi attimi dopo finite le faccienduole il nostro amico si rivolse al nuovo arrivato. Saluti, scambi di cortesie ecc.
L’uomo (misterioso) si rivolse verso di me, forse pensando fossi un cliente.
A questo punto il mio amico mi presentò. Per la verità capii poco del nome, ando caaeno, forse.
– Vero, difficile afferrare specie se il nome non è semplice e anglosassone.
– In ogni caso il tipo mi chiese alcune cose, mi disse ( con l’aiuto dell’ amico che benevolmente traduceva e spiegava) che aveva ascendenze italiane. Parlava anche discretamente italiano seppure aveva qualche difficoltà a usare termini appropriati.
Dopo il breve colloquio. Usciamo. saliamo in auto e partiamo verso la nostra destinazione (qualunque fosse).
– Deve essere accaduto qualcosa di particolare visto che la racconti.
– Brava! In auto vedo che il mio amico sorride sornione, mezze frasi. Peccato che non avesse il mantello…
chissà se il cavallo lo aveva parcheggiato vicino… ecc
-Riferito a chi?
– Al tipo incontrato in agenzia. Dopo un po di benevole sfottimento, chiedo: ma chi era allora quel tale? Forse un attore, una comparsa visto che a Los Angeles non è difficile incontrarne.
– Ma proprio non l’hai riconosciuto?
– No, rispondo. Dovevo?
– Certo! Perchè hai conosciuto Armando Catalano.
– Chi? faccio io ma nel dirlo qualche neurone cominciava ad agitarsi nel cervello fino a che…
Guy Williams ?
– Esatto! mi risponde.
– Accidenti! Avevo conosciuto e parlato con Zorro. Un eroe della mia infanzia. E non lo avevo riconosciuto.
– Un bel ricordo, no?
– Certo! ma ancora oggi, io che mi sono sempre vantato di non dimenticare un volto, quando ci penso mi frustro.
– In quel periodo avvennero altre cose interessanti?
– Parecchie. la famiglia del mio amico, forse a Los Angeles è normale, avevano tutti a che fare col cinema, la Disney, case di produzione, ecc. Ma la cosa più curiosa fu quando, scritte le cartoline di rito per gli amici a casa, andammo all’ufficio postale per imbucarle e…
– e…?
– L’ufficio (una palazzina) che era li fino a qualche giorno prima era sparita!
– Come sparita? Demolita?
-No , c’era uno spiazzo ma l’edificio no.
Ma questa è un’altra storia.
…