When Death Comes, It Will Have Your Eyes

When Death Comes, It Will Have Your Eyes

When death comes, it will have your eyes-

This death that is always with us,

From morning till evening, sleepless,

Deaf, like an old remorse

Or some senseless bad habit. Your eyes

Will be an empty word,

A stifled cry, a silence;

The way they appear to you each morning,

When you lean into yourself, alone,

In the mirror. Sweet hope,

That day we too shall know

That you are life and you are nothingness.

For each of us, death has a face.

When death comes, it will have your eyes.

It will be like quitting some bad habit,

Like seeing a dead face

Resurface out of the mirror,

Like listening to shut lips.

We’ll go down into the vortex in silence.

Cesare Pavese (1950)

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi –

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti.

Cesare Pavese (1950)

Before Little Nemo: le petit Lucien

Before Little Nemo: le petit Lucien

Little Nemo et le petit Lucien. La planche ci-dessus est l’une des premières de l’« Imagerie artistique » publiées par la maison Quantin. « Un rêve agité » est la onzième de la première série de cette collection de planches pour enfants, et fut publiée en 1886. Elle n’est pas signée, mais son attribution au dessinateur Job laisse peu de doute.

De son vrai nom Jacques-Marie Gaston Onfray de Bréville, Job (1858-1931) est issu d’une famille appartenant à la vieille noblesse. Après le lycée, son père refusant qu’il entre à l’École des beaux-arts, il s’engage dans l’armée pour cinq ans. Puis, entre 1882 et 1885, il intègre les Beaux-Arts et se forme dans les ateliers des peintres Carolus Duran et Evariste Luminais. Il expose alors régulièrement au Salon des artistes français, principalement des scènes militaires. Ses premières années d’artiste sont également marquées pas la caricature politique et de moeurs. Il collabore un temps à des journaux comme Le Monde Parisienou La Nouvelle Lune.

Job fait partie de cette jeune génération qui pratique l’histoire en images. Il en donne ainsi régulièrement à La Caricature, journal crée par Albert Robida, dès 1883. Souhaitant renouveler l’imagerie enfantine, Albert Quantin fait naturellement appel à lui, avec Caran d’Ache, Steinlen ou Christophe, pour revivifier la formule spinalienne vieillissante. Ce sera le début de sa carrière d’illustrateur pour la littérature enfantine. Job nous reste aujourd’hui en mémoire pour ses beaux ouvrages illustrés pour les jeunes lecteurs retraçant, non sans patriotisme, des histoires militaires et les légendes napoléoniennes dont les textes furent souvent signés par Georges Montorgueil.

Un rêve raconté en images

Que raconte cette planche de l’imagerie Quantin ? Dans son lit, le jeune Lucien s’endort avec à ses côtés Sultan, le cheval de bois qu’on vient de lui offrir. L’enfant rêve alors qu’il est un élégant cavalier qui monte son jouet devenu vivant. Il parade crânement devant ses camarades de pension et son professeur M. Plume-d’oie. Voulant épater son assistance, Lucien augmente la cadence et passe au trot. Mais soudain, sa monture s’emporte et le cavalier ne la maîtrise plus. Elle accélère jusqu’à ce que les passants, effrayés, ne distinguent même plus le cavalier et son cheval !  Arrivé sur les quais, l’animal s’arrête net et Lucien passe par-dessus bord. Mais le garçon se réveille, tombant de son lit. Ce n’était qu’un rêve.

 

 

Mantova i Discoli Ducali

Mantova i Discoli Ducali

Le divertenti avventure di tre folletti senza tempo che si muovono tra le epoche ma soprattutto ai giorni nostri che prediligono per le mille diavolerie tecnologiche combinando guai ma anche aiutando a raddrizzare torti. E per chi non conoscesse Mantova:

Mantova (Mantua in latino) è un comune italiano di 48 747 abitanti[4] (127.569 residenti in tutto l’hinterland), capoluogo dell’omonima provincia in Lombardia.

Dal luglio 2008 la città d’arte lombarda, con Sabbioneta, entrambe accomunate dall’eredità lasciata loro dai Gonzaga che ne hanno fatto due tra i principali centri del Rinascimento italiano ed europeo, è stata inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Mantova è stata eletta “Capitale italiana della cultura” 2016

La storia di Mantova non ha una data certa d’inizio e anche i primi fondatori sono incerti, ma, al contrario, il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto, che la tradizione greca vuole figlia dell’indovino tebano Tiresia. Le vicende narrate nel mito vedono una dicotomia di questo personaggio (come anche accadde per quello di Longino): fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell’attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio, allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime; secondo la leggenda queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale Tybris (il Tevere) re dei Toscani, e il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. Questa versione mitica della fondazione della città di Mantova è riportata nell’Eneide di Virgilio. Secondo un’altra ipotesi Mantova fu fondata da Tarconte che derivò il suo nome da Manth, dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno.

Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell’Inferno, nel quale Dante stesso e la sua guida mantovana Virgilioincontrano gli indovini. Proprio indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città, il Lago di Garda ed il corso del Mincio che si tuffa nel Po a Governolo per affermare, riferendosi alla leggenda dell’indovina Manto:

« Fer la città sovra quell’ossa morte; e per colei che ‘l loco prima elesse, Mantüa l’appellar sanz’altra sorte. »

 

In questo splendido e ricco scenario si muovono i Discoli Ducali.

fonte wikipedia

 

The Clive Cussler Comics

The Clive Cussler Comics

Forse non tutti sanno che Clive Cussler, scrittore da 150 milioni di copie, ha avuto anche una edizione a fumetti. Cussler ha creato diverse serie: Avventure di Dirk Pitt, NUMA files, Avventure del capitano Juan Cabrillo (The Oregon Files), Le indagini di Isaac Bell, Fargo Adventures, Avventure vere (Non-Fiction).

I Fumetti di Clive_ Cussler

La versione a fumetti é

Raise the Titanic dal suo libro Recuperate il Titanic.

Sunday:  8/21/77-10/9/77

Daily:  8/15/77-10/3/77

Testo: Clive Cussler

Disegni: Frank  Bolle

le mystérieux Vicq

le mystérieux Vicq

In rete e, a volte, ripreso nelle versioni cartacee gira il mistero sulla sorte del cartoonist Vicq, al secolo Raymond Antoine del quale non si “avrebbero” più notizie dagli anni 80. Purtroppo la realtà è più banale, Vicq è morto in un ospedale di Bruxelles come riporta correttamente il sito Lambiek.

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